La libertà è ciò che fai con quello che ti è stato fatto. – Jean Paul Sarte –
In un presente nuovo, il passato cambia. – Eugene T. Gendlin –
Esistono i traumi con la T maiuscola: come gravi incidenti o malattie; essere vittime di abusi o violenza; catastrofi naturali o lutti irrisolti. Eventi che segnano un “prima” e un “dopo” nella vita di una persona. Portano ad intense emozioni negative, soverchianti, in cui l’integrità fisica e mentale propria o di una persona a noi cara è in pericolo. Per questi l’EMDR è l’intervento più efficace, e nel 2013 l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha inserito nelle proprie linee guida di intervento.
Ma sappiamo che esiste anche un’altra tipologia di traumi. Che solo apparentemente colpiscono meno o creano meno confusione, ma si insinuano nella vita delle persone creando numerosi danni e interferiscono con il loro modo di vivere la vita di tutti i giorni. Sono definiti traumi con la t minuscola e riguardano lo stress relazionale. Il loro impatto sullo sviluppo di una persona è cruciale. Ne sono un esempio le continue critiche da parte di una figura di attaccamento, o le umiliazioni nei contesti familiari. Dal 2019 la Società Internazionale per lo Stress Traumatico raccomanda l’EMDR come metodo efficace anche nei casi di trauma complesso.
Un approccio terapeutico il cui acronimo sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing.
Desensibilizzazione (D) si riferisce alla riduzione di intensità dell’emozione percepita mentre si richiama l’evento traumatico. Rielaborazione (R) è quello che succede ai ricordi che non sono stati adeguatamente elaborati nel momento in cui si sono verificati. I Movimenti Oculari (EM) sono una modalità che permette ad entrambi gli emisferi di prendere parte al processo.
L’obiettivo dell’EMDR è quello di ripristinare il naturale processo di elaborazione delle informazioni presenti in memoria per giungere ad una risoluzione adattiva attraverso la creazione di nuove connessioni più funzionali.
Quando subiamo eventi per noi soverchianti, perché l’accaduto ha un forte impatto sulla nostra vita, o perché siamo troppo deboli, indifesi o piccoli, il nostro cervello non riesce ad elaborare del tutto l’evento nel momento in cui accade.
Quando questo avviene, le informazioni di cui è fatto l’evento vengono immagazzinate nella nostra memoria in forma grezza, senza essere elaborate. Questi ricordi finiscono in una sorta di “rete” separata, che non ha alcun accesso ad altri ricordi recenti o passati, continuando così ad interferire nel presente. In particolare quando una situazione presente o immaginata nel futuro va a toccare il contenuto della “rete” separata.
Con l’EMDR localizziamo i ricordi responsabili all’origine di angosce ed ostacoli interni, e procediamo all’elaborazione.
L’elaborazione permette di cambiare prospettiva, cambiando le valutazioni cognitive su di sé, incorporando emozioni adeguate alla situazione oltre ad eliminare le reazioni fisiche e adottare comportamenti più adattivi.
Per gestire una crisi (forte stress relazionale o cause mediche). Per modificare modalità di comportamento disfunzionale. Per superare ostacoli interni che inibiscono il proprio potenziale. Per affrontare depressione, ansie e fobie. Per affrontare eventi traumatici recenti, precoci o ricorrenti.
Talvolta gli eventi (e quindi i ricordi o una serie di esperienze) sono ben individuabili. Ma quando abbiamo a che fare con problemi più ampi e le cui “cause” sembrano sfuggirci o essere incomprensibili, si può pensare erroneamente che l’EMDR non sia adatto perché i pazienti non sono tormentati da ricordi specifici. Ma non è così. In effetti, ciò che li “perseguita” è l’incapacità di cambiare il loro comportamento e la ripetizione di emozioni e credenze negative a livello inconscio.
Dopo una o più sedute di EMDR, i ricordi disturbanti legati all’evento perdono la loro carica emotiva negativa. Il cambiamento è molto rapido, indipendentemente dagli anni che sono passati dall’evento.
L’immagine cambia nei contenuti e nel modo in cui si presenta, i pensieri intrusivi in genere si attutiscono o spariscono, diventando più adattivi rispetto al funzionamento quotidiano della persona e le emozioni e sensazioni fisiche si riducono di intensità.
Nel lasso di trent’anni dalla sua scoperta, ad opera della ricercatrice americana Francine Shapiro, l’EMDR ha ricevuto più conferme scientifiche di qualunque altro metodo usato nel trattamento dei traumi.
La ricerca recente mostra che, attraverso l’utilizzo dell’EMDR, le persone possono beneficiare degli effetti di una psicoterapia che una volta avrebbe impiegato anni per fare la differenza.
Questo approccio risulta efficace anche con i pazienti che hanno difficoltà nel verbalizzare l’evento traumatico che hanno vissuto. L’EMDR, infatti, utilizza tecniche che possono fornire al paziente un maggior controllo verso le esperienze di esposizione (poiché non si basa su interventi verbali), e che possono aiutarlo nella regolazione e nella gestione delle emozioni intense che potrebbero scaturire durante la fase di elaborazione.
Per approfondimenti: “Emdr Revolution. Cambiare la propria vita un ricordo alla volta” Croitoru Tal, 2020.